Alcuni esperti definiscono la chemioterapia come una "pratica assassina".
Infatti tra gli oncologi americani il 75%
rifiuterebbe la chemioterapia in caso di malattia a causa degli effetti
devastanti sull’organismo e la sua inefficacia.
Tra gli effetti indesiderati con più
rilievo, la chemioterapia causa sterilità, aborti, malformazioni nei figli,
danni a cuore, fegato, reni, sistema nervoso e produzione di tumori secondari.
Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Biology, la terapia farmacologica
per la cura del cancro può indurre una vasta gamma di effetti neurologici
collaterali, anche un’insorgenza di demenza. Nonostante le basse percentuali di successo,
nonostante le svariate ricerche che provino gli effetti devastanti
sull’organismo, chi ha il coraggio di chiamarla CURA? In quale buco nero è
finito il giuramento d’Ippocrate sul quale i medici giurano “di perseguire come
scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica
dell’uomo e il sollievo della sofferenza”? Qualche anno fa, due studi
indipendenti statunitensi hanno rilevato che l’analisi di due geni nel DNA può
prevedere se una chemioterapia ha possibilità di successo o meno. Questo test potrebbe salvare
moltissime vite, potrebbe evitare a moltissime persone di patire inutilmente
gli effetti indesiderati della chemio dando la possibilità a molti di cercare
metodi alternativi che potrebbero migliorare la qualità della vita e/o curare.
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